Salone del Libro: l'assurda idea di trasferirsi a Milano
Scritto da: Ezio Quarantelli
Da un paio di giorni i quotidiani parlano di un possibile trasferimento a Milano del Salone del Libro di Torino. Anzi, più che di un trasferimento, si tratterebbe di un nuovo Salone che vorrebbe sostituirsi a quello di Torino, con la benedizione (e forse qualcosa in più) dell’AIE (l’Associazione Italiana Editori) e naturalmente l’incoraggiamento degli Enti Locali milanesi (di certo il Comune).
L’idea è talmente balzana che sarei tentato di non tributarle alcuna attenzione e anzi di metterla nel conto dei primi caldi e degli effetti che producono in menti non troppo equilibrate.
Questo Paese, però, mi ha ormai abituato a pensare che tutto – ma soprattutto ciò che è illogico, insensato, sciocco – possa divenire realtà e dunque eccomi a parlare di questa ipotesi.
Fermiamoci ai dati di fatto: il Salone è nato a Torino poco meno di trent’anni fa per la scommessa di Angelo Pezzana, un libraio di lungo corso, e di Guido Accornero, un imprenditore allora sulla cresta dell’onda. A Torino ha messo radici, è cresciuto, ha riscosso un enorme successo di pubblico ed è diventato la fiera del libro (rivolta al pubblico) più importante del mondo. Il Salone del Libro di Parigi – solo per fare un esempio – pare in confronto una fiera di paese. (Quanto alla ormai un po’ mitizzata Fiera di Francoforte, si tratta di un appuntamento di tutt’altra natura, perché dedicato agli operatori.)
Chi può fare meglio di Torino? E perché dovrebbe anche solo provarci?
Perché a Milano ci sono tanti editori e potrebbero così risparmiare il biglietto del treno?
Naturalmente il Salone del Libro non è privo di difetti (io stesso, in questo blog, ne ho richiamato più d’uno) ed è possibile che la sua gestione non sia sempre stata trasparente (come dimostrano le ultime notizie su una presunta turbativa d'asta) e davvero produttiva. Dunque c’è del lavoro da fare, anche (soprattutto?) sollecitando gli editori italiani a cooperare fattivamente, assumendosi – e vedendosi riconosciute – le giuste responsabilità. Ma ogni altra idea è semplicemente assurda e ridicola.
Qualcuno potrebbe approfittare di questo delirante dibattito per proporre una soluzione ancora diversa: e cioè che il Salone divenisse itinerante, un anno a Torino, un anno a Milano, un anno a Roma ecc. Questa potrebbe essere un’ottima soluzione se l’obiettivo fosse quello di distruggerlo per sempre.
In un tempo come il nostro, in cui ci si sposta continuamente e freneticamente, come può costituire un problema la collocazione geografica di una manifestazione? La organizzi chi ha le capacità per farlo, e le ha dimostrate in anni e anni di duro e serio lavoro.
Io ho fiducia che l’AIE (di cui Lindau, per il momento, fa parte) mediti bene mosse e decisioni. Conosco Federico Motta, il suo attuale Presidente, da moltissimi anni e lo so persona concreta ed equilibrata. Sono pertanto certo che non si farà tentare da avventurismi da quattro soldi.
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Immagine:
Luca Moglia - Salone del Libro 2010
CC BY-NC-ND 2.0