Diario editoriale #7: Grazie!
Scritto da: Ezio Quarantelli
Grato, enormemente grato. E commosso, profondamente commosso. Ecco i miei sentimenti.
Siamo stati travolti dagli ordini e dalle parole di stima, di partecipazione affettuosa, di incoraggiamento. C’è dunque speranza, per noi e per chi fa il nostro mestiere. Non so quanto ci aiuteranno i provvedimenti del governo. Temo poco, l’ho già scritto. Dovremo rimboccarci le maniche e lottare, come abbiamo fatto in passato, ma ora so che non saremo soli, che il nostro destino sta a cuore a qualcuno.
Quello dell’editore è uno strano mestiere: cerca, sceglie e pubblica libri per un pubblico che non vede, o incontra solo a qualche fiera o a qualche presentazione. È un mestiere solitario, soprattutto per chi, come me, è allergico ai salotti e a tutte le forma di mondanità. In certi momenti troppo solitario, e chi lavora con me – per quanto appassionato e brillante – non basta a riscaldare il cuore e a ridare forza e slancio. Ma i tanti che in questi giorni hanno bussato alla nostra porta, be’, sì, loro sono una compagnia straordinaria e mi fanno credere che il nostro lavoro – così povero di risultati economici – serve, piace, importa.
Sento perciò anche una grande responsabilità. Sento di dovere moltiplicare l’impegno per servire chi mi legge al meglio delle nostre possibilità. Sento il dovere di accrescere la serietà e la cura del nostro impegno quotidiano.
Questo diario – me ne rendo conto – diventa ogni volta più personale. Forse chi mi legge vorrebbe trovare altro: informazioni, analisi, opinioni. In futuro non lo deluderò. Adesso avverto soprattutto la necessità di dialogare in maniera diretta e fraterna, senza schermi e senza fronzoli.
La prossima settimana mi riprometto di parlarvi di un autore che amo, e che abbiamo estesamente pubblicato. Qualcuno di voi lo conosce ed è infatti comparso in qualche ordine, ma per la maggioranza è soltanto un nome fra i tanti, o neppure quello. Parlo di Wendell Berry, uno scrittore americano, ultraottantenne, a cui dobbiamo saggi, romanzi, racconti, poesie, ma soprattutto una visione del mondo che mi sembra ogni giorno più urgente e necessaria.
Perché quando la pandemia sarà in via di risoluzione e torneremo davvero alla vita normale, per esercitarci a rinascere ci serviranno un nuovo sguardo, nuove idee e forse qualche piccola utopia.