Diario editoriale #30: un anno tutto nuovo
Scritto da: Ezio Quarantelli
Non è soltanto l’inizio del corso di formazione per redattori editoriali a provocare in me una gradevole eccitazione ( vedi il Diario della scorsa settimana), ma anche l’affastellarsi di progetti per il 2021. Abbiamo definito la programmazione dei primi cinque mesi (e sono davvero molto soddisfatto del risultato) e ora stiamo delineando tutte le iniziative che accompagneranno i nuovi titoli: diversificheremo e incrementeremo le uscite di ebook, ci misureremo finalmente con gli audiobook, offriremo nuovi corsi e seminari e molte, diverse occasioni di incontro, di conoscenza e di dibattito.
Se una casa editrice vuole sopravvivere (anzi, vivere!), deve divenire un luogo dove si produce e distribuisce cultura con le modalità e nei formati più diversi. Il vecchio modello di editoria che ruotava esclusivamente attorno al libro nel suo formato cartaceo tradizionale e alle forme classiche di comunicazione è entrato definitivamente in crisi in questi mesi di intermittente lockdown. Il digitale in tutte le sue forme ha preso il sopravvento, aprendo un ventaglio pressoché infinito di opportunità. La carta continuerà ad esistere, non c’è dubbio, e io ne sono felice e la difendo, come difendo i suoi eroici “spacciatori”. Accanto a essa è però destinato a svilupparsi un numero sempre maggiore di “prodotti” paralleli, che possono per altro riuscire d’aiuto alla carta, contribuendo ad ampliare il pubblico dei suoi consumatori.
Misuro ogni giorno la diversa intensità del rapporto diretto – quello che si stabilisce con un interlocutore presente davanti a noi in carne e ossa – e di quello mediato da una macchina e da uno schermo, ma sono enormemente affascinato dalla facilità e dall’immediatezza che mi permette la Rete. In qualunque momento posso essere ovunque e avviare un dialogo con i soggetti più diversi e lontani, raccogliere informazioni, ascoltare e vagliare progetti, idee, opinioni...
Il problema, semmai, è imparare a usare e a dominare gli strumenti di cui disponiamo, perché è facile diventarne succubi, lasciandosi imporre logiche e scelte che non sono le nostre. Dobbiamo essere vigilanti. E creativi. Creativi e vigilanti. Ma questo vale per qualsiasi tipo di nuova tecnologia, oggi molto più che in passato.
Sarà l’effetto delle feste ormai prossime e la prospettiva di qualche giorno di riposo, ma mi sento ottimista. Non per le sorti del mondo, che al contrario mi appaiono incerte, ma per la possibilità, che finalmente abbiamo, di attraversare molte frontiere (non tutte, è ovvio) senza bisogno di passaporti. Che sia questa l’”internazionale futura umanità” vagheggiata da un celebre canto socialista?