Self-publishing e i fondamentali editoriali. Scrivere un testo, pubblicare un libro
Scritto da: Ezio Quarantelli
Uno dei fenomeni editoriali degli ultimi anni è sicuramente quello del self-publishing, cioè dell'autopubblicazione. Ci sono molti siti dedicati a questa pratica, talvolta anche sponsorizzati o sostenuti da editori importanti, e ciclicamente si torna a parlarne, quasi sempre a sproposito.
Non sarà male, allora, tornare ai «fondamentali» della nostra professione.
Un autore pubblica un libro? Io direi di no.
Un autore scrive un testo, un editore pubblica un libro.
Tra il testo e il libro corre una grande differenza.
Il testo è una produzione in certa misura «privata», anche quando è pensato fin dall’inizio per un pubblico; il libro è un prodotto che nasce per essere visto, acquistato e, si spera, letto. Senza un buon editing, cioè un serio e accurato lavoro di revisione, e senza il competente intervento di grafici, correttori di bozze, stampatori, comunicatori, l'ufficio stampa della casa editrice, venditori, gli eroici agenti delle reti di promozione, distributori, librai, tutti, grandi e piccoli, non nasce un libro, ma qualcosa che soltanto gli assomiglia.
In questi tempi demagogici e faciloni si fa una grande confusione, con i risultati che tutti vediamo: un fiorire di testi autopubblicati che nessuno legge e che, a dispetto di quanto ogni tanto si dice, non servono a nessuno (innanzitutto non servono all’autore); e una qualità del lavoro editoriale sempre più affrettata, quando non scadente.
E se ciascuno tornasse a fare la sua parte, imparando o re-imparando il proprio mestiere? Se l'autore si limitasse a comporre il suo testo e l'editore gli offrisse quel supporto che è ciò che contraddistingue il suo ruolo?
Non sono in gioco, o in discussione, gerarchie o precedenze, ma, semplicemente, professionalità diverse e complementari.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, e diversamente da molti colleghi, non prendo volentieri in considerazione i libri autopubblicati.
A me piacciono le persone modeste.