Salone del Libro o Salone del Marketing?
Scritto da: Ezio Quarantelli
Sul Salone del Libro tutte le ipotesi restano aperte, anche perché la confusione è ancora grande.
Il primo incontro tra AIE ed Enti Locali torinesi e piemontesi ha prodotto dichiarazioni difficili da interpretare. A leggere certi resoconti parrebbe che Comune di Torino e Regione Piemonte si siano consegnati, mani e piedi legati, al Presidente dell’AIE. Motta, dal canto suo, si sarebbe dimostrato disponibile alla collaborazione, ma senza escludere altre soluzioni.
Oggi invece sembra essere più accreditata la versione secondo la quale i piemontesi sarebbero disponibili a offrire all’AIE un ruolo significativo, ma senza esagerare («Esageroma nen», per tradurlo nel vernacolo locale).
Quello che è certo è che l’AIE ha sollevato un gran polverone e ha ottenuto finora il seguente risultato:
1) molti editori (anche associati, e non tutti secondari) si sono sentiti obbligati a esprimere opinioni in larga misura dissonanti da quelle dei vertici dell’Associazione; 2) i Ministri a vario titoli interessati si sono espressi in modo inequivocabile a favore del Salone torinese.
Vedremo il seguito.
Vorrei però soffermarmi su di una questione: quale deve essere il carattere del Salone del Libro? Deve servire a rendere protagonista il libro e la lettura (con effetti economici visibili però nel medio o lungo periodo) o deve servire ad alleggerire i magazzini degli editori (come è sembrata suggerire Elisabetta Sgarbi che chiede un Salone a Milano nei primi mesi dell’anno per controbilanciare la stagione delle rese)?
Se siamo a favore della prima ipotesi, il modello da seguire è quello di Torino (magari semplificato e senza troppo spettacolo). Se invece siamo d’accordo con la seconda, dobbiamo cercare altri esempi, magari quel Salone del Mobile (!) che pure è stato evocato da qualcuno.
Proprio oggi qualcuno ha scritto che nel futuro Salone agli editori potrebbero essere affidati la gestione degli spazi e lo sbigliettamento. Mah.
Io sto con Laterza che ha detto con chiarezza che il primo valore è la cultura, e dunque la lettura (e altri editori gli hanno fatto eco).
In ogni caso, parliamo di questo e non di chi deve comandare. Di quest’ultimo problema ci occuperemo poi.
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Immagine:
Fabio Rava - Salone del Libro 2012
modificato dall'originale - CC BY-NC 2.0