Orwell, La fattoria degli animali e le insidie del totalitarismo
Scritto da: Davide Platzer Ferrero
La settimana prossima sarà in libreria la nostra edizione di La fattoria degli animali di George Orwell, lo scrittore che forse più di ogni altro è riuscito a raccontare l'anima del totalitarismo. Ad accompagnare il romanzo troverete due testi scritti dallo stesso Orwell, La libertà di stampa e la prefazione all'edizione ucraina, entrambi molto interessanti non solo perché inquadrano la genesi dell'opera e le intenzioni dell'autore, ma anche perché ci fanno comprendere il clima sociopolitico che accolse il libro. “Accolse” per modo di dire, perché Orwell faticò parecchio prima di trovare qualcuno disposto a pubblicarlo.
Nella prefazione all'edizione ucraina – destinata agli ucraini che vivevano nei campi profughi in Germania ed erano scappati alle persecuzioni di Stalin – Orwell presenta sé stesso e il suo libro a un pubblico che non lo conosce. Colpiscono soprattutto alcuni avvenimenti della sua vita, senza i quali c'è da chiedersi se i capolavori che conosciamo sarebbero mai stati scritti. Fra tutti la guerra civile spagnola. Convinto socialista democratico, assieme alla moglie andò in Spagna per combattere contro i franchisti. Ma finito nella milizia del POUM, i trotskisti spagnoli, si ritrovò presto tra le vittime, perché anche in Spagna gli oppositori di Stalin vennero perseguitati, in una caccia all'uomo che corse in parallelo alle grandi purghe in Russia. Sopravvissuti alle persecuzioni, gli Orwell tornarono in Inghilterra per scoprire che la grande maggioranza della sinistra inglese, e quindi molti dei loro vecchi compagni di strada, tollerava o addirittura approvava quello che stava succedendo in Russia. «E così compresi più chiaramente che mai, – scrive nella prefazione all'edizione ucraina – l’influenza negativa del mito sovietico sul movimento socialista occidentale». Qualche anno dopo decise di esporlo «in una storia che quasi tutti potessero facilmente comprendere» e scrisse questa fiaba per adulti, una satira sulla rivoluzione d'ottobre e sull'U.R.S.S.
È una coincidenza curiosa che la nostra edizione di questo grande classico coincida col centenario della scissione di Livorno, che segnò la nascita del Partito Comunista Italiano. Qualunque cosa si pensi di questo avvenimento e delle vicende che di lì presero le mosse, è un fatto che il mito sovietico esercitò a lungo un forte richiamo anche sui comunisti italiani, impedendo per molti decenni alla sinistra di diventare forza di governo a pieno titolo. Ma attenzione: è limitativo inquadrare il libro di Orwell soltanto all'interno di queste coordinate. Esso ci parla di qualunque totalitarismo (del ricorso sistematico alla menzogna, della riscrittura della storia, della repressione di ogni tipo di libertà, a iniziare da quella intellettuale), mettendoci in guarda anche da quello costituito dal conformismo della società di massa.