Nazionalismo: eterna malattia dello spirito?
Scritto da: Davide Platzer Ferrero
Cos’è il nazionalismo? È soltanto la malattia di qualche partito politico o di qualche nazione che vorrebbe imporsi sulla altre? Andando dietro a Orwell, si tratterebbe di qualcosa di più complesso e molto più diffuso. Nel saggio che pubblichiamo in questi giorni ( Sul nazionalismo, appunto), lo scrittore britannico lo definisce come «quell’abitudine a identificare sé stessi in una singola nazione o in un’unità di altro tipo, collocandola al di là del bene e del male e non riconoscendo altro dovere che la promozione dei suoi interessi». Il nazionalista non sarebbe allora soltanto (e forse neanche tanto) chi difende la propria nazione. Come esempi di nazionalismo, Orwell cita il fascismo, il comunismo, il cattolicesimo politico, il trockismo, il sionismo, il pacifismo, l'indipendentismo celtico, ecc. Realtà apparentemente lontane tra loro, anche contrapposte, ma tutte espressioni di quella medesima tendenza psicologica e intellettuale.
Nel saggio Orwell non cerca di spiegarne la genesi, preferendo concentrarsi sulla diagnosi di questa malattia, manifestatasi nelle sue forme più gravi e distruttive nel corso del ‘900. Però non dobbiamo pensare che il nazionalismo sia oggi meno pericoloso. Esso continua a rappresentare una della principali minacce alla democrazia liberale, erodendola dall’interno, minando il confronto pacifico e costruttivo. Anzi, internet e i social sembrano essere meccanismi studiati ad arte per dividere e contrapporre, allontanando le persone dalla realtà dei fatti, chiudendole in camere dell’eco che confermano costantemente i loro pregiudizi; nutrendo in loro, in altre parole, la bestia del nazionalismo. Non stupisce, quindi, che le analisi di Orwell risultino più che mai attuali, molto efficaci per descrivere la situazione degli ultimi anni. Prendiamo, per esempio, questo passo: «Ciò che vuole [il nazionalista] è sentire che la sua parte sta avendo la meglio su qualche altra, e può farlo con più facilità cercando di prevalere sull’avversario piuttosto che esaminando i fatti per vedere se gli danno ragione. Tutte le controversie nazionalistiche sono dibattiti inconcludenti in cui i partecipanti sono sempre invariabilmente convinti di essersi guadagnati la vittoria». Basta accendere la televisione e guardare un qualsiasi talk show per averne un esempio. O ascoltare le parole della maggior parte dei politici.
Allora come oggi, a fare le spese del nazionalismo sono l’onestà intellettuale e la libertà di pensiero.