15
Luglio 2017
L'eterna bellezza di Gianni Versace

L'eterna bellezza di Gianni Versace. Vent'anni senza il genio della moda

Scritto da: Tony di Corcia

Io me lo ricordo, il momento in cui mi trovai davanti a Gianni Versace per la prima volta. 

Prima di quel momento, il suo nome era un logo sulle campagne pubblicitarie con Linda Evangelista fotografata da Herb Ritts, uno dei tanti che affollavano la mia mente di giovanissimo appassionato di moda. Era l’ospite di Serata d’onore a cui Pippo Baudo faceva domande sulla sua infanzia. Era un sinonimo di avanguardia e modernità, con quei tagli arditi e quei colori arroganti.

Quel pomeriggio del 1991, invece, Gianni Versace si stagliava davanti al mio sguardo stupefatto di sedicenne nella sua forma migliore e più rappresentativa. Dalla vetrina della boutique Petronio di Foggia, che nella mia città natale attirava i clienti più esigenti, Versace mi sorrideva e mi seduceva sotto forma di una camicia in seta stampata: su quel tessuto luminosissimo erano state sapientemente mescolate maschere del teatro antico, greche optical e scritte colorate. In un metro quadrato di vetrina c’era tutta l’essenza del suo stile, del suo estro, della sua personalità.
Avviai immediatamente trattative con i miei genitori per poterla acquistare: reclamai un compleanno appena trascorso, ricordai una cerimonia imminente, farfugliai motivi per cui quel capo mi fosse indispensabile. Furono trattative lunghissime e penose, oltre che vane: il finanziamento non mi fu concesso, perché quella camicia costava quanto uno stipendio di mio padre. Ne ricavai un rimpianto che avrei vendicato, ma mai completamente, qualche anno più tardi cominciando a collezionare quelle camicie, e indossarle aveva il sapore di un risarcimento.

E mi ricordo anche quel 15 luglio del 1997.
Lavoravo come giornalista per un settimanale. Ero stato inviato sul Gargano per realizzare un servizio sulle vacanze, sui turisti, sui consumi in tempo di crisi (siamo sempre stati in crisi, noi italiani). Non avevo internet, iPhone, Whatsapp; per chiamare casa dovevo usare ancora il telefono fisso. Quando mi comunicarono la notizia, stentai a crederci: da quando in qua gli stilisti vengono assassinati? Avrete capito male.
La conferma giunse dal telegiornale, e l’incredulità divenne amarezza. Sentii il bisogno di tornare a casa, scaricai il reportage sul collega che mi accompagnava e presi il primo treno: avevo bisogno di capire, e non era vagando tra spiagge e stabilimenti balneari che avrei potuto farlo.

Sono trascorsi vent’anni da quel giorno, e ancora non ho capito perché Gianni Versace ci sia stato strappato in quel modo.
Anche se avevo solo 22 anni, quel giorno è morta con lui una parte consistente della mia giovinezza. 

Versace possedeva il dono dell’improbabile. Riusciva a vestirci con accostamenti cromatici spericolati, ci faceva indossare icone russe e cavalieri medievali, borchie da cowboy e meduse da affresco romano, gonne asimmetriche e magliette trasparenti e noi, anziché provare imbarazzo, ci sentivamo più sicuri e sfrontati, affrontavamo il mondo con quegli abiti che erano la divisa ideale per i giovani degli anni Novanta: gli anni dell’immagine che prende il sopravvento sulla sostanza, gli anni in cui le top model erano le icone da ammirare, gli anni in cui il talento era importante ma se avevi la faccia giusta potevi anche esserne totalmente privo. Gli anni che hanno completato il processo avviato dagli Ottanta, e che ci hanno portato alla vacuità dei giorni nostri. Forse lo sapevamo già allora, ma quando si è giovani si accetta tutto, compreso il declino della società.

Ho seguito il lavoro di Versace come giornalista. Le sue sfilate non sono mai mancate nella trasmissione di moda che ho curato e condotto per anni: ogni volta rivivevo l’incanto provato davanti a quella camicia stampata. Il colore, la sartorialità sapiente, le stampe, la pelle, l’oro. La maglia metallica, gli accostamenti arditi, le ispirazioni come il punk o il sadomaso. E quella capacità di trasformare le sue passioni in tendenze irresistibili: il neoclassico, il barocco, il rock, il balletto. Nessuno sapeva far dialogare le arti tra loro quanto lui, nessuno riusciva a convogliare stimoli tanto diversi per farne un prodotto unico e riconoscibile. Anche nella più affollata delle vetrine, riuscivo a riconoscere i capi di Versace da un bottone, da una borchia, da una tonalità, da un’impuntura, e tutti gli altri accanto, al confronto, sembravano stracci.

Gianni Versace e le sue top model

Nel 2012 ho avuto la possibilità di scrivere la sua biografia (avevo già firmato un libro su di lui nel 2010). Ripercorrendo le tappe della sua carriera, scoprendo episodi della sua infanzia e della sua giovinezza, mi sono spiegato il segreto del suo successo e della sua bravura: Versace era un ragazzo innamorato della bellezza, e questo fuoco ha riscaldato il suo lavoro dal primo all’ultimo giorno. Era inevitabile che ne restassimo stregati, tutti, compresi coloro che lo denigravano. La sua esistenza ha sempre avuto i contorni della fiaba, ed è così che ho voluto raccontarla: rispettando quell’alone di magia e di luce che ha sempre avvolto ogni momento della sua vita e della sua carriera.

Gianni era il figlio di una bravissima sarta di Reggio Calabria. Quello che è diventato il creatore dei moda più ammirato a livello internazionale, che ha vestito principesse e rockstar, che ha dato alla femminilità nuove modalità di espressione, e ha reso la moda un fenomeno sexy, eccitante, appassionante.

Paradossalmente, per me è molto difficile parlare di Gianni Versace: perché la sua esperienza umana è stata ricchissima e ha irradiato la sua forza in numerosi campi e in numerosi modi, ma anche perché la sua moda ha accompagnato anni importanti della mia vita.

A distanza di vent’anni dalla sua morte, tutti continuano a copiarlo, a sfruttarne le intuizioni, a ricercarle nei tessuti che magari aveva realizzato nel 1984 o nel 1991. I più giovani, quelli che non hanno vissuto gli anni del suo trionfo, hanno affollato le boutique H&M di tutto il mondo pur di avere una camicia o una maglietta stampata con le palme di Miami. Gli stilisti emergenti, che dovrebbero essere l’avanguardia, si procurano i suoi vestiti o i cataloghi con le fotografie di Richard Avedon per capire il segreto di quelle silhouette così definite e intramontabili. 

A me piace pensare che Gianni stia continuando a creare bellezza da qualche altra parte e in qualche altro modo.
Un’energia così straordinaria non può essere stata spenta da un accadimento così comune come la morte.

Quell’episodio così tragico e inspiegabile ha fermato il corpo di Versace, ma il suo universo estetico resiste al passare degli anni e ci seduce, ci incanta, ci conquista ancora oggi: la bellezza non muore mai, e lo stesso destino è toccato al genio di Gianni Versace.

---

Gianni Versace: la biografia

Tony di Corcia
Gianni Versace. La biografia

Prefazione di Giorgio Armani


Lascia un commento

I più letti

Diario editoriale #77: un piccolo colibrì, un grande incendio
23 . 12 . 2022

Diario editoriale #77: un piccolo colibrì, un grande incendio

Al termine di un anno difficile come questo e con la prospettiva di mesi a venire ancora più complicati, in me si è sempre più fatta strada l’idea...

Scritto da: Ezio Quarantelli

Leggi post
Giulio Einaudi
1 . 12 . 2022

Diario editoriale #76: un identikit (e un editore molto ammirato)

Durante una recente intervista mi sono state poste alcune domande che vorrei condividere con chi ci legge.Innanzitutto mi hanno chiesto di definir...

Scritto da: Ezio Quarantelli

Leggi post
La storia dell’amore… animale! Un’intervista a Roberto Marchesini
2 . 02 . 2023

La storia dell’amore… animale! Un’intervista a Roberto Marchesini

Quando ci accingiamo a parlare di “amore per gli animali”, veniamo solitamente ricambiati da un sorrisino benevolo, quasi si trattasse di un “piac...

Scritto da: Redazione

Leggi post

Archivio

Marzo 2024

Dicembre 2023

Febbraio 2023

Dicembre 2022

Dicembre 2022

Novembre 2022

Novembre 2022

Novembre 2022

Ottobre 2022

Ottobre 2022

Ottobre 2022

Giugno 2022

Aprile 2022

Marzo 2022

Marzo 2022

Febbraio 2022

Febbraio 2022

Gennaio 2022

Dicembre 2021

Dicembre 2021

Novembre 2021

Novembre 2021

Ottobre 2021

Ottobre 2021

Settembre 2021

Luglio 2021

Luglio 2021

Luglio 2021

Luglio 2021

Giugno 2021

Giugno 2021

Giugno 2021

Giugno 2021

Maggio 2021

Maggio 2021

Maggio 2021

Maggio 2021

Aprile 2021

Aprile 2021

Aprile 2021

Aprile 2021

Aprile 2021

Marzo 2021

Marzo 2021

Marzo 2021

Marzo 2021

Febbraio 2021

Febbraio 2021

Febbraio 2021

Febbraio 2021

Gennaio 2021

Gennaio 2021

Gennaio 2021

Dicembre 2020

Dicembre 2020

Dicembre 2020

Dicembre 2020

Dicembre 2020

Novembre 2020

Novembre 2020

Novembre 2020

Novembre 2020

Ottobre 2020

Ottobre 2020

Ottobre 2020

Ottobre 2020

Settembre 2020

Settembre 2020

Settembre 2020

Luglio 2020

Luglio 2020

Luglio 2020

Luglio 2020

Giugno 2020

Giugno 2020

Giugno 2020

Giugno 2020

Maggio 2020

Maggio 2020

Maggio 2020

Maggio 2020

Aprile 2020

Aprile 2020

Aprile 2020

Aprile 2020

Marzo 2020

Marzo 2020

Marzo 2020

Marzo 2020

Marzo 2020

Febbraio 2020

Novembre 2019

Ottobre 2019

Settembre 2019

Giugno 2019

Maggio 2019

Aprile 2019

Aprile 2019

Marzo 2019

Febbraio 2019

Gennaio 2019

Novembre 2018

Ottobre 2018

Ottobre 2018

Settembre 2018

Agosto 2018

Luglio 2018

Luglio 2018

Luglio 2018

Maggio 2018

Maggio 2018

Aprile 2018

Aprile 2018

Aprile 2018

Marzo 2018

Marzo 2018

Febbraio 2018

Febbraio 2018

Gennaio 2018

Novembre 2017

Novembre 2017

Novembre 2017

Ottobre 2017

Ottobre 2017

Ottobre 2017

Settembre 2017

Settembre 2017

Settembre 2017

Luglio 2017

Luglio 2017

Luglio 2017

Luglio 2017

Maggio 2017

Aprile 2017

Marzo 2017

Marzo 2017

Novembre 2016

Ottobre 2016

Ottobre 2016

Settembre 2016

Luglio 2016

Luglio 2016

Luglio 2016

Luglio 2016

Luglio 2016

Luglio 2016

Giugno 2016

Maggio 2016

Maggio 2016

Aprile 2016

Marzo 2016

Marzo 2016

Marzo 2016

Febbraio 2016

Febbraio 2016

Febbraio 2016

Febbraio 2016

Febbraio 2016