
L'AIE perde il pelo ma non il vizio
Scritto da: Ezio Quarantelli
Oggi avrei voluto scrivere dell’Unesco, per argomentare non tanto la sua acclarata inutilità, quanto piuttosto la sua evidente pericolosità e la necessità di cancellarlo al più presto dal novero degli organismi internazionali.
Devo invece (spero per l’ultima volta) commentare i recenti sviluppi di quella saga molto provinciale che ha per protagonisti l’Associazione Italiana Editori e i suoi stravaganti dirigenti.
Qualcuno fra chi mi legge avrà saputo dell’avvicendamento avvenuto al vertice.
Federico Motta, ritenuto responsabile dei molti disastri che hanno segnato il periodo della sua presidenza (e certamente di essi responsabile, ma insieme alla folta schiera dei suoi grandi elettori), è stato sostituito da Ricardo Franco Levi, noto per essere stato
l’autore di una legge sul libro che non piace più a nessuno.
Come era prevedibile, Levi, appena eletto, ha subito dichiarato di ricercare l’unione fra tutti gli editori e bla bla bla. Dopodiché ha dovuto affrontare la complicata questione di “Tempo di Libri” (la fallimentare fiera del libro voluta dall’AIE in concorrenza con il Salone torinese) e lo ha fatto davvero nel peggiore dei modi.
In poche parole, lui e Renata Gorgani – presidente della società che organizza la fiera – hanno cercato di convincere l’ODEI, Osservatorio degli Editori Indipendenti, a organizzare Book Pride (un piccolo ma serio salone dell’editoria indipendente a Milano, prossimo alla quarta edizione e a ottobre in tour a Genova) all’interno di “Tempo di Libri”. Ovviamente a entrambi non importa un accidente dei piccoli editori e dell’ODEI, semplicemente volevano poter dire che i piccoli editori andavano anche a Milano, e non soltanto, almeno maggioritariamente, a Torino. Ma l’ODEI ha rifiutato l’offerta e così – fallito il tentativo di creare e utilizzare una riserva indiana – Levi e Gorgani hanno deciso di anticipare “Tempo di Libri” all’8 marzo, in modo da continuare la guerra con il Salone di Torino, creando però il massimo disturbo anche all’ODEI, che organizza Book Pride dal 23 al 25 marzo.
Questa è l’AIE, questi sono i rappresentanti di una parte significativa degli editori italiani.
Perché stupirsi dei poco commendevoli comportamenti dei nostri politici? L’Italia è sempre la stessa, da qualunque parte e a qualunque livello la si osservi.
P.S. Gli editori – grandi o piccoli che siano – che conservano il senso della dignità (o almeno del decoro) e che sono consapevoli della gravità dei problemi della loro categoria e di tutta la filiera del libro, facciano un passo avanti e dicano con chiarezza che non intendono avallare queste manovre da quattro soldi.
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Immagine:
LI_KUO - Flickr
CC BY-NC-ND 2.0