Giuseppe Prezzolini: un intellettuale libero
Scritto da: Ezio Quarantelli
Chi si ricorda di Giuseppe Prezzolini?
Pochi e, probabilmente, qualcuno lo conosce soltanto di nome o per interposta persona.
Eppure Giuseppe Prezzolini è stato uno dei pochi intellettuali italiani davvero liberi del '900. Liberi anche di sbagliare, ma sempre in proprio, mai per conto terzi.
Rileggendo un suo vecchio libro, Il Manifesto dei conservatori (Rusconi, Milano, 1972), pieno di osservazioni intelligenti e di utili provocazioni, mi sono imbattuto in un testo che non ricordavo e che compare in un altro volume, Io credo.
Mi è parso bellissimo. Di certo esprime efficacemente molte idee che condivido e con cui cerco di nutrire il nostro lavoro editoriale.
Eccolo.
«Gli uomini
si sposano per non chiedere più l’amore;
vanno a scuola per non dovere più studiare;
quando insegnano smettono di imparare;
prendono un impiego per non lavorare più;
scrivono per non leggere;
dipingono per non guardare;
cercan di comandare per non aver da obbedire.
Ma noi
veniamo a svegliarli dal sonno di queste abitudini;
insegnando che l’amore dev’essere ottenuto ogni giorno;
la scuola non comincia e non finisce mai, essendo tutta una cosa con la vita;
non insegna davvero che chi impara insieme a quello cui insegna;
il lavoro è una creazione continua;
non comanda bene che chi bene obbedisce.
E vogliamo
scantucciarli dalla loro pigrizia,
sbendarli dai comodi pregiudizi,
rompere le loro divisioni pratiche,
costringerli a rituffarsi nella realtà, che è movimento, dubbio, affermazione, dialettica continua».
«Ci sono
tanti manuali
moltissime antologie
parecchie opere eccitative
delle buone riviste
varie guide eccellenti
e introduzioni perfezionate,
Ma ricordatevi
il miglior libro del mondo è sempre il proprio cervello».