21
Giugno 2019
Giornata internazionale dello Yoga: 4 consigli di lettura

Giornata internazionale dello Yoga: 4 consigli di lettura

Scritto da: Redazione

Il 21 giugno è la Giornata Internazionale dello Yoga.

Lo Yoga è un'antica pratica fisica, mentale e spirituale nata in India. La parola yoga, dalla radice yugir («legare insieme», «tenere stretto», «mettere sotto il giogo»), deriva dal Sanscrito e alla lettera significa unione, che simboleggia l'unione tra il corpo e la coscienza. È il nome più antico per definire la meditazione e la ricerca d’armonia tra concentrazione e benessere.

La Giornata Internazionale dello Yoga è un'opportunità per conoscere e approfondire i suoi tanti benefici. In questo articolo vi consigliamo 4 libri che approfondiscono la spiritualità legata allo Yoga, che molte volte viene trascurata a favore della sola pratica.

Buona lettura!

  

Yoga. Saggio sulle origini della mistica indiana di Mircea Eliade

«Lo yoga è una categoria specifica della spiritualità indiana»
Questo libro è il primo che Mircea Eliade scrisse sullo Yoga, ed è anche la prima grande opera sull'argomento scritta da un occidentale.
Eliade ricostruisce le origini e la storia della spiritualità Yoga, distinguendo e confrontando i testi e le diverse pratiche nate in India: secondo Eliade nessun movimento spirituale autenticamente indiano ha potuto fare a meno dello yoga. 

Un libro consigliato per chi nutre un sincero interesse verso la spiritualità indiana, utile per destreggiarsi tra le influenze della mistica indiana e dei diversi testi di riferimento.

   

Bhagavadgita. Il canto del beato

La Bhagavadgītā, detta più comunemente la Gītā, è il libro di spiritualità più diffuso in India, dove se ne stampano continuamente numerose edizioni. È ill sostegno nella pratica di comportamento e di riflessione di ogni buon induista. Un testo imprescindibile per chi vuole avvicinarsi alla spiritualità indiana.

La Gītā non è solo un poema epico e metafisico, come la maggior parte dei classici indiani, ma ci vuol far credere in un concetto di scienza che non si è ancora separato da quello della saggezza; si propone uno scopo pratico e cerca di liberare l’uomo dai dolori delle esistenze che si presentano a seconda delle azioni di ciascuno.

Uno dei temi ricorrenti della raccolta di canti è quello dello yoga, descritto in tutte le sue forme, ma soprattutto come devozione, mezzo perfetto per raggiungere la liberazione.
Lo yoga nella Gītā è «uno stato di separazione dal contatto con il dolore». Più che un’ascesi, lo yoga della Bhagavadgītā indica meditazione e liberazione, calma e ascensione spirituale.

Secondo la Gītā bisogna agire per un sentimento superiore, per obbedire a una legge che trascenda i nostri sentimenti individuali. La Gītā insegna la suprema legge dell’azione disinteressata, che mette l’uomo in armonia con l’universo e gli assicurai la suprema serenità dello Spirito.

  

Canzoni dell'amore infinito di Kabir

Nato a Benares intorno al 1398, Kabīr fu un grande maestro di yoga e discepolo di Rāmānanda, che diede vita al movimento dei Kabīr panthī (coloro che seguono la via di Kabīr), ancora esistente ai nostri giorni e che conta nel Nord dell’India almeno un milione di seguaci.

Le Canzoni celebrano l’amore infinito e universale e rivelano l’atteggiamento della persona che si scopre vera e nuda di fronte al divino, ma non solo. Sono soprattutto riflessioni poetiche e interiori, quasi preghiere. Sono canti colmi di tenerezza, testimoni dello stupore dei sentimenti di fronte alla natura, al silenzio, ai propri errori. 

Kabīr ci dona pagine di vera poesia illuminata, che non ha confronto con quella del suo tempo, perché rivela senza retorica un’originale maniera, del tutto libera e fuori dagli schemi, di porsi di fronte al mondo, nella testimonianza quasi continuativa della sua ricerca di gioia, che trova compiutezza solo nell’armonia.

  

Detti di un maestro yoga di Rāmākṛṣṇa

Rāmākṛṣṇa è stato uno dei più importanti maestri spirituali indiani.

Lo yogin Rāmākṛṣṇa proponeva questi detti ai suoi discepoli prima della meditazione, ed è proprio grazie alle loro trascrizioni che sono giunti fino a noi.

Lo yoga non è possibile finché la mente non ha raggiunto la serenità. I venti del mondo fanno continuamente vacillare la fiamma del nostro pensiero. Quando questa fiamma però diventa assolutamente ferma, allora si ha il vero stato di yoga.

Detti di un maestro yoga sono utili a chi vuole avvicinarsi allo yoga, a chi vuole meditare sulle parole del «vagabondo di Dio» (come fu definito Rāmākṛṣṇa da Romain Rolland nel 1929). In questo testo è possibile scoprire la voce dell’India millenaria, il rapporto tra Maestro e discepoli e l’essenza della sua disciplina, che consiste in pochissime regole valide ancora per tutti, sulle quali svetta il semplice monito che Rāmākṛṣṇa ripeteva quasi come un mantra: «Alleviare la miseria degli umili e dei poveri». 


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