Esmé Weijun Wang e «Il confine del paradiso»: un estratto dal libro
Scritto da: Redazione
Il confine del paradiso è
il libro d'esordio di Esmé Weijun Wang. Tradotto da Thais Siciliano, è in libreria da oggi 31 ottobre e inaugura una nuova collana di narrativa nel nostro catalogo: «Contemporanea». Pubblicato nel 2016, il romanzo della Wang è una gotica ed intricata saga famigliare, che esamina i lasciti di decisioni e indecisioni del passato.
Qui di seguito riportiamo un estratto dal libro.
David
(1935-1954)
Non ho mai conosciuto nessuno che si sia suicidato, e quindi non ho mai visto una lettera d’addio, anche perché di solito le ultime parole delle anime neglette che decidono di condannarsi vengono conservate in privato. Malgrado ciò, non riesco a non pensare che queste lettere debbano essere tutte molto simili, perché cos’altro si può dire se non continuare a ripetere Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace tanto, nello stesso modo in cui chi si innamora riesce a dire solo Ti amo, ti amo, ti amo; come i pazienti di Wellbrook che ho imparato a conoscere mentre vi ero rinchiuso. Mi riferisco in particolare a una donna schizofrenica dai capelli color cenere lunghi fino al mento, piegata sulla sua sedia a rotelle, che ripeteva la parola prugna così tante volte che la vibrazione di quella parola si fondeva con tutto il resto, comprese le urla degli altri pazienti, il morbido scorrere dell’acqua, prugna, pru-u-gna, finché la parola non perdeva ogni significato diventando puro suono.
Questa stanza di motel non è deprimente come mi aspettavo. Qualcuno si è sforzato di renderla piacevole; non ho ancora visto uno scarafaggio. Solo una o due mosche delle dimensioni di un fagiolo, che ogni tanto si tuffano in picchiata. Il piumino del letto pizzica, ma c’è stampato sopra un assortimento di belle rose inglesi. Nota: anche un uomo sull’orlo del suicidio si ferma ad annusare pensieroso le proverbiali rose. Le tende blu sono dozzinali e lasciano entrare la luce, e la prima volta che sono andato alla finestra per chiuderle ho notato che una è stata rammendata con cura vicino all’orlo, dove immagino si fosse strappata, e alla fine credo che tutto ciò significhi che è un posto buono come qualsiasi altro per morire. Non volevo farla finita vicino a casa, dove avrebbe potuto trovarmi mia moglie, oppure, ed è ancor più terribile pensarci, i miei figli. Se potessi scegliere mi impiccherei in tutta tranquillità a uno degli alberi del nostro bosco, ma in un certo senso mi sembra più blasfemo che farlo qui, e sono grato al piccolo e umile Motel Ponderosa, che per me non significa nulla, e questa è una piccola grazia.
Stamattina ho fatto colazione a diverse miglia da qui con mio figlio William e mia figlia Gillian, e con Daisy, mia moglie. Abbiamo mangiato bacon e pane fritto nel grasso, e poi uova fritte nel grasso rimasto nella padella. Ho guardato William tirar su il tuorlo con una crosta di pane. Ho guardato Gillian ripulire bene il piatto, con i capelli legati in un piccolo chignon tenuto fermo da un fiocco di velluto rosso. Ho guardato Daisy, il cui volto alla luce appariva liscio e levigato come un sasso nel flusso di una corrente di costante preoccupazione. Clic, clic, clic, ho pensato, consegnandoli alla memoria per conservarli e poi distruggerli, perché persino nel mio stato moribondo ero in grado di comprenderne la semplice bellezza, e in silenzio ho chiesto al Signore di benedire la mia famiglia, anche se né Lui né loro perdoneranno mai la mia diserzione. Non ho fatto altro che causare problemi a tutti e tre, e la cosa peggiore è che mi amavano lo stesso; e quindi non so proprio come questo possa essere altro che un tradimento e un’ingiustizia.
Negli ultimi giorni ho letto più le Confessioni di sant’Agostino che la Bibbia, ma è diventato difficile capire cosa spero di ottenere con una confessione di qualsiasi tipo. Ho peccato, e quindi speravo di poterlo ammettere ed espiare i miei peccati. Speravo di poterli scacciare, come Cristo scacciò i demoni nei porci, in modo che il Signore avesse pietà della mia anima – malgrado si dica che Dio non affida a nessuno un peso più grande di quello che è in grado di sopportare – ma che dire della disperazione? Per moltissimi anni ho pensato che sarei dovuto essere in grado di sopportare questa cosa, e l’unico pensiero che riuscivo a ripetermi era soffro, soffro, soffro. «Risparmia al tuo servo le brutture degli altri», diceva sant’Agostino. Eppure sant’Agostino è arrivato alla santità, un risultato cui neppure io sono così pazzo da aspirare.
Il libro
Il confine del paradiso prende forma dall’oscurità ed è quel genere di storia che fa dimenticare che è ora di andare a letto. Il sorprendente ingresso di un’autrice nel mondo letterario. — «The New York Times»
Affrontando salute mentale, dramma familiare e tragedia umana, Il confine del paradiso è un libro commovente e bellissimo. — «Electric Literature»
Marilynne Robinson e Nabokov allo stesso tempo, un abbinamento inaspettato. — «The New Yorker»
Sapientemente costruita, una storia multi-generazionale sulla famiglia, l’amore, l’isolamento e la malattia mentale. — «Chicago Review of Books»
Wang prende la «follia impazzita» del capitano Achab e la infonde attraverso tutti i personaggi di questo libro, non solo quelli che vengono identificati come pazzi. Uno sguardo terrificante a disfunzione, manipolazione e tortura psicologica e amore, sì amore. Un primo romanzo molto abilmente scritto. — «Lit Hub»
L'autrice
Esmé Weijun Wang è una scrittrice americana di origini taiwanesi. Nel 2017 è stata nominata dalla rivista letteraria «Granta» tra i Best of Young American Novelists: una lista che «Granta» pubblica ogni 10 anni con 21 autori sotto i 40 anni. Quest'anno ha ricevuto anche il prestigioso Whiting Award.
Esmé convive ogni giorno con malattie croniche, come la malattia di Lyme, diagnosticatale nel 2015 – ora in una fase avanzata, e un disturbo schizoaffettivo. Malattie debilitanti che pongono di fatto dei limiti alla vita della giovane scrittrice. Ma da tutto questo Esmé ha trovato la forza e l'ispirazione per guidare e aiutare tutte le persone che, come lei, hanno a che fare con momenti difficili che condizionano la loro vita.
Da questa forza nasce il suo blog «The Unexpected Shape»: si può raggiungere il successo e si può avere una vita meravigliosa anche nella forma inaspettata che essa assume quando si convive con dei limiti.