Diario editoriale #75: soldatini
Scritto da: Ezio Quarantelli
Soldatini… Non parlo di quelli con cui giocavano da bambini i miei coetanei (io non li ho mai amati) e che oggi appaiono dei pacifici pupazzetti a paragone di molti giochi elettronici. No, parlo di noi, di tutti noi, nella vita di ogni giorno.
Ogni giorno riceviamo degli “ordini” e prontamente obbediamo. Anzi, obbediamo subito e con gioia, come se stessimo ogni volta dando forma a un segreto desiderio del nostro cuore o a un nostro nascosto pensiero.
I pantaloni si portano stretti… Certo! E così ci affrettiamo a buttare quelli appena un po’ larghi, anche se in ottime condizioni. Si portano stretti e corti! Nuovo cambio di guardaroba.
L’esempio è sciocco, ma potrei sceglierne innumerevoli altri: è il meccanismo che mi interessa, quel meccanismo che ci trasforma in un battibaleno in docili… caproni. E che vale anche per le idee, o, per dir meglio, per quelle parole d’ordine che fingono di essere idee.
Che si parli di nuovi ipotetici diritti, o dell’ambiente da difendere, o dell’immigrazione da combattere o da incoraggiare, siamo spesso di fronte a un’opinione, in genere poco ragionevole e fondata, che diventa uno standard socialmente riconosciuto da cui non ci si può allontanare, pena l’ostracismo o l’emarginazione.
Io misuro ogni giorno la dirompente forza di questo meccanismo. Basta pubblicare un libro che proponga tesi estranee all’usurato schema pseudoprogressista e subito si scatena la canea di chi si stupisce e si scandalizza e ci chiede conto delle nostre scelte. L’esistenza di opinioni divergenti, magari contrarie, non sembra proprio accettabile. Gli avversari sono nemici da zittire a suon di insulti, o meglio da delegittimare, giorno dopo giorno, accusandoli di qualche nefandezza. I loro libri non vanno letti, le loro tesi non devono essere conosciute, discusse, magari avversate (ma a ragion veduta). Esiste una sola verità, detenuta da una parte sola.
Dietro tutto questo è all’opera il medesimo schema: se vuoi far parte del gruppo devi accettare le sue idee, le sue abitudini, i suoi gusti. E questo vale a destra e a sinistra (c’è sempre uno più puro che ti epura!), fra chi nega il disastro ambientale e chi lo brandisce come una clava.
Povera democrazia, che vivi di confronto e di dibattito, di leali battaglie, di rispetto e di tolleranza, e anche di nobili compromessi… Ti hanno ridotto a un mero esercizio elettorale, da svolgere di tanto in tanto, giusto per salvare la faccia.