Diario editoriale #67: il 2022 per chi combatte l’entropia
Scritto da: Ezio Quarantelli
Noi italiani ed europei viviamo uno scampolo di Belle Epoque.
Ci spaventa il “caro bollette”, ma le nostre case hanno temperature molto più che confortevoli.
Per Natale siamo usciti dai supermercati coi carrelli strapieni di cibarie di ogni tipo, in quantità sufficiente a sfamare un intero condominio.
Nonostante un inverno finora assai mite, le nostre città sono percorse da orde di persone (spesso giovani) coperte come se dovessero attraversare l’Alaska.
Se si svestissero, la gran parte di loro rivelerebbe un’intera geografia di tatuaggi costati quanto basterebbe per far studiare per alcuni anni un ragazzino indigente.
In coda ai semafori, nei centri delle grandi città, si vedono lunghe file di auto di lusso, ingombranti e aggressive, come oggi si usa.
Per non parlare dell'esercito di cani nutriti, curati ed esibiti...
Non ho niente, come ovvio, contro il buon cibo, una sciarpa di lana, i tatuaggi, che possono essere una forma d'arte, o degli inermi quadrupedi, ma è la dismisura che mi colpisce e mi scandalizza. Perché intorno a noi il mondo è in pezzi. Nuove povertà, venti di guerra, striscianti forme di neocolonialismo, distruzione progressiva e sistematica dell’ambiente, quotidiani attentati alla libertà anche soltanto di pensiero… ovunque ci si volga l’orizzonte, appare minaccioso.
È straordinaria la capacità dell’uomo di costruirsi una bolla, dentro la quale accomodarsi, ignorando il resto.
Il singolo – è evidente – non può farsi carico dei problemi del pianeta, ma dovrebbe almeno prenderne coscienza, rallegrarsi per la condizione di assoluto privilegio in cui talvolta vive (e non mi riferisco ai super ricchi, ma alla gran parte di noi, gente normale) e provare a pensare a come può evitare di peggiorare la situazione. Prima che sia troppo tardi.
Esagero? Mah… Bisognerebbe parlare con chi non ha un tetto, non ha di che nutrirsi, non ha chi lo curi e non ha neppure la libertà e la possibilità di dire ciò che pensa, per capire se davvero esagero. O con chi vive in quella parte di mondo dove l’emergenza ambientale è già una dura realtà quotidiana. Tutte persone che hanno un nome, sentimenti, desideri, sogni e… una sola vita, proprio come me o voi che mi leggete.
Ben inteso, c’è chi lotta contro l’entropia. E fa il suo dovere (magari come il piccolo colibrì della leggenda africana, cara a Pierre Rabhi), cerca di pensare con la propria testa, combatte per sé e per gli altri, e mette ogni giorno un piede davanti all’altro, costi quel che costi.
Ecco, il nostro lavoro editoriale del 2022, per quanto potremo, e in varie forme, lo dedicheremo proprio a questo esercito silenzioso sulle cui spalle ricade l’unica speranza di un possibile riscatto.