Diario editoriale #64: se manca l'aria…
Scritto da: Ezio Quarantelli
È giusto impegnarsi per la causa dell’ambiente. E mi piacerebbe che lo si facesse fuori da ogni gabbia ideologica, per il rispetto dovuto al pianeta che ci ospita, alle infinite forme di vita che lo popolano e a noi stessi. Credo però sia arrivato il momento di occuparsi anche dell’ambiente umano e dei molti veleni che lo inquinano. Potrei naturalmente svolgere questa frase muovendo in tante diverse direzioni, ma oggi vorrei accennare soltanto a una questione, e cioè alla “bolla” dentro cui stiamo inconsapevolmente finendo. Di che cosa sto parlando? Di quel sistema, sempre più perfezionato, con cui funzionano Internet e i social in particolare e che tende a selezionare, in modo sempre più raffinato, i contenuti che ci possono interessare. Messa così, sembra una buona cosa. Sembra un aiuto per farci trovare più rapidamente quello che cerchiamo. In realtà vi è un risvolto pessimo, e pericolosissimo. Di fatto rischiamo di farci rinchiudere in una realtà artificiale dove sono rappresentate solo le nostre idee, ovvero i nostri pregiudizi, le nostre ossessioni, le nostre passioni e le nostre paure. Ecco perché parlo di “bolla”.
Considero questo un attentato alla libertà e alla democrazia, due cose a cui tengo e che sono per altro insidiate ogni giorno su molti fronti da molti nemici.
Libertà e democrazia significano innanzitutto confronto fra opinioni diverse, discussione, analisi approfondita dei diversi argomenti, contraddittorio ecc. ecc. Dove potrà ancora avvenire tutto questo se ciascuno di noi si rapporterà esclusivamente a chi nutre le sue stesse opinioni?
I primi frutti di questo sistema sono già sotto i nostri occhi: una evidente radicalizzazione delle posizioni, una crescente incapacità di aprirsi alle ragioni degli altri e di cercare, se possibile, una strada comune.
Di contrappesi purtroppo ne esistono pochi. I giornali tradizionali sono sempre più irrilevanti. Le televisioni tradizionali sono soprattutto il luogo di un vano intrattenimento. I luoghi tradizionali del confronto e della discussione (i partiti politici, innanzitutto) sono stati svuotati di significato.
Resistono forse le case editrici, che spesso però finiscono per cedere alla pressione del mercato, divenendo vittime di quei medesimi strumenti che le tengono in vita.
Il problema, insomma, è grave e complicato e le soluzioni non sono dietro l’angolo.
Si parla molto di “fake news” o di quelle zone in ombra della rete che consentono i traffici più ignobili. Sono questioni gravi, ma gli efficientissimi algoritmi che registrano ogni nostra mossa e inibiscono la nostra capacità di vedere il mondo a colori meritano altrettanta attenzione.