Diario editoriale #56: ragione, pensiero complesso e fantasia: mescolare con cura
Non so se capita anche a voi, ma quando arriva l’estate mi viene una gran voglia di ripensare, di rifare, di progettare, di ributtarmi nella mischia con ottimismo e allegria. Non mi soffermo più sugli anni che ho alle spalle, il futuro torna ad apparirmi come una verde prateria, tutta da percorrere e da conquistare. So bene di non potermi più permettere quel senso di onnipotenza che accompagna gli anni dell’adolescenza (un periodo della mia vita ormai lontanissimo), ma è più forte di me e con questo sentimento di radicale rinnovamento devo ancora una volta fare i conti.
Quest’anno, poi, si accompagna a un’idea che serpeggia da tempo nella mia testa. Forse, più che un’idea, è un dubbio, o un sospetto. Sempre più spesso mi trovo a pensare che molte delle categorie con cui leggiamo il mondo siano vecchie, obsolete, inservibili.
Con ciò non voglio dire che il lascito del passato sia da buttare. Al contrario, penso che sia giunto il momento di assumerlo completamente, uscendo dagli schemi che abbiamo costruito negli ultimi cento-duecento anni, abitando una ristretta porzione del globo e credendola il centro del mondo.
Perché il tempo – ci piaccia o no – continua ad accelerare e lo spazio a restringersi e i problemi di ieri non sono più quelli di oggi, le sfide si rinnovano ogni giorno, e rischi (e opportunità) imprevisti si affacciano senza sosta all’orizzonte.
Assumere completamente il passato per me significa entrare con intelligenza e lucidità nel melting pot della contemporaneità, superando gli sterili dualismi (identità sì, identità no; radici sì, radici no; accoglienza sì, accoglienza no) per elaborare sintesi nuove, per tentare strade mai percorse.
La logica binaria, che sentiamo riproporre nei più diversi contesti, appartiene ai computer, non all’uomo. Se la nostra specie, da molti punti di vista fragile e svantaggiata, è sopravvissuta, è fiorita e si è imposta (nel molto bene e nel molto male), è proprio per la capacità che ha dimostrato di combinare creativamente elementi eterogenei, generando forme nuove e trovando soluzioni fino a quel momento impensabili.
Non tradiamo la nostra vocazione, non lasciamoci travolgere da processi che nessuno sembra più in grado di governare, non facciamoci trascinare da populisti e demagoghi. Ridiamo alla ragione, al pensiero complesso e alla fantasia il posto che loro spetta.