Diario editoriale #5: un grande abbraccio
Scritto da: Ezio Quarantelli
Da qualche giorno gli ippocastani del viale in cui ha sede la casa editrice hanno messo le foglie. Sono di un colore tenero e fresco che rallegra e induce alla speranza. La vita continua e si rinnova, ho pensato vedendole. Ed è vero, la vita continua e si rinnova, ma alla natura poco importa di quale vita si tratti.
Questa constatazione non piacerà a chi la dipinge come il regno della bellezza e dell’armonia, turbato (o peggio) dalla protervia dell’uomo.
Che l’uomo possa essere protervo è fuori discussione, ma non si può ignorare il fatto che la natura – con le sue complesse dinamiche, costante fonte di sorpresa e ammirazione – è innanzitutto il regno del più forte, foss’anche un virus che non possiamo osservare se non al microscopio.
Mi è tornata alla mente La ginestra, una delle pagine più alte di Leopardi, che senz’altro molti lettori ricordano, magari per averla studiata durante gli anni di scuola.
Quella poesia contiene una severa, ma ineccepibile descrizione della condizione umana e dell’impari lotta condotta dalla nostra specie per mettersi al riparo dalle avversità naturali.
Da quei versi io ho sempre ricavato un invito a far fronte comune, a unirsi in una catena solidale. Forse è un messaggio che proprio in questi giorni dovremmo meditare.
Fra i libri che abbiamo recentemente pubblicato, ce n’è uno che mi è particolarmente caro. È un albo per bambini, uscito nello scorso autunno e intitolato Grande Orso abbraccia tutti.
La storia che racconta è semplice e toccante. Un orso, Grande Orso, parte di un terzetto che comprende un alce e un castoro, è animato da un sentimento che non riesce a controllare: vuole abbracciare tutti quelli che incontra, altri animali, uomini, piante. Il suo è un abbraccio che non chiede nulla in cambio, completamente gratuito. A me pare che esprima una semplice, ma trascinante solidarietà per tutto ciò che vive.
Non credo che gli orsi, quelli veri, possano provare un sentimento simile. Ma gli uomini sì. E credo che dalla prova che stiamo vivendo dovremmo uscire in questo modo, esprimendo innanzitutto un atteggiamento di essenzialissima solidarietà nei confronti dei nostri simili. Una solidarietà capace di prescindere, almeno per il tempo di un abbraccio, da diffidenze, paure, differenze di opinioni, rivalità, contrasti.
Per quanto mi riguarda, attendo il giorno in cui la casa editrice potrà riprendere un’attività regolare. Allora aspetterò davanti alla porta tutti i miei compagni di avventura e li abbraccerò, uno a uno, forte e a lungo.
Poi, se proprio è necessario, riprenderemo a litigare.