Diario editoriale #46: la tolleranza e i suoi prezzi
Scritto da: Ezio Quarantelli
Si sarebbe potuto pensare che la globalizzazione, i movimenti di popolazioni, l’accesso a Internet, con quanto ne consegue, da parte di sempre più estese aree del pianeta, facilitassero l’incontro e il dialogo fra storie e culture diverse e favorissero un clima di generale tolleranza. Purtroppo dobbiamo constatare che questo non è accaduto e che le nostre società si dimostrano ogni giorno più intolleranti.
L’intolleranza si manifesta in infiniti modi, anche molto sottili e paradossali: ad esempio l’affermazione sempre più indiscriminata di diritti o supposti tali spesso si trasforma in una clava con la quale si cerca di zittire chi dissente.
Per me la tolleranza, nel senso più alto e nobile di questo termine, significa ascolto attento e rispettoso delle opinioni degli altri, e il tentativo di comprenderne le ragioni e il significato profondo.
Devo confessare che da molti anni sono unicamente interessato a chi la pensa in modo differente (anche molto, molto differente) da me, e non perché non abbia valori radicati e un certo numero di opinioni consolidate. La ragione è semplice: non esiste idea, posizione, opinione per quanto lontana dalle mie da cui non abbia imparato qualcosa, che non abbia stimolato in me qualche nuova riflessione. Non riesco proprio a credere di essere il detentore dell’unica verità.
Oltre a ciò, in società complesse come la nostra, senza una misura di moderazione e un atteggiamento di accoglienza e di ascolto si rischia uno scontro aspro e ininterrotto.
È evidente che io combatto per le mie idee e per i miei valori, ma questo non mi impedisce di riconoscere chi la pensa in modo diverso dal mio come un interlocutore, qualche volta come un avversario, mai come un nemico.
L’odio, lo spirito di sopraffazione, la violenza non si aboliscono per legge (anche se per legge si possono perseguire). Si possono, forse, mitigare attraverso un lungo processo che coinvolga le menti e i cuori.
È partendo da queste premesse che ho cercato di fare di Lindau innanzitutto un luogo di incontro e di confronto e non un pulpito da cui si fanno prediche o da cui si emettono giudizi inappellabili.
Su questa nostra “isola” tutti hanno diritto di accesso e di parola, alla sola condizione che riconoscano agli altri un’uguale possibilità.
Questa scelta, l’ho già ricordato più volte, ha un costo: incomprensioni, equivoci, giudizi affrettati e sprezzanti, insulti. È un costo che accettiamo di pagare.