Diario editoriale #41: uno scrittore fuori dai recinti dell’accademia
Scritto da: Ezio Quarantelli
Qualche giorno fa LindauClub ha proposto un incontro con Héctor Abad Faciolince, lo scrittore colombiano di cui la casa editrice ha da poco pubblicato un piccolo libro ( Una poesia in tasca) che vi raccomando caldamente di leggere. Chi non vi avesse assistito può recuperare accedendo alla nostra pagina Facebook o al nostro canale Youtube. Coprotagonista della serata, abilmente condotta da Monica Bedana, è stato per altro Paolo Cognetti, che non ha bisogno di presentazioni.
Ci sono molte ragioni per provare interesse nei confronti di Faciolince e del libro. È un autore di tutto rispetto, presente anche in Italia nel catalogo di ottimi editori. Conosce il nostro Paese, dove è vissuto alcuni anni, e parla un italiano forbito e fluente. Ha alle spalle una vicenda tragica: suo padre, medico, professore universitario e attivista per i diritti umani, è stato ucciso a colpi di pistola a Medellín, e proprio da qui parte la storia raccontata nelle pagine a più di un titolo “borgesiane” di Una poesia in tasca (che, sono sicuro, sarebbero molto piaciute a Leonardo Sciascia).
Ma le ragioni per cui l’incontro che abbiamo organizzato ha riscosso nei tanti partecipanti molto entusiasmo hanno forse più a che fare con il modo di presentarsi, di stare, di essere di Héctor, con quel suo stile disinvolto e appassionato, con quel suo modo di dialogare a un tempo leggero e profondo, intenso e divagante.
Libraio, traduttore, scrittore, editore, ha passato e passa la vita in mezzo ai libri. Ma non ci si deve immaginare un esangue topo di biblioteca, perché per lui vita, scrittura, libri si nutrono a vicenda.
Questo è un tratto non del tutto inconsueto fra gli intellettuali latinoamericani, che in genere sfuggono a quel carattere iperletterario e un po’ mondano che spesso contraddistingue gli scrittori di quaggiù. È come se in quei paesi grandi e sfortunati (per molte ragioni, ma in primo luogo per il retaggio di plurime colonizzazioni) la letteratura e i libri fossero cose troppo serie per confinarle nei recinti dell’accademia. E Faciolince esprime questo sentimento in modo semplicemente contagioso.
Forse proietto qualcosa di mio, innanzitutto l’insofferenza per i pingui e pigri salotti della nostra intellettualità, ma forse colgo qualcosa di vero, e di forte. A voi giudicare.
(Dimenticavo: proprio oggi, 11 marzo, Faciolince interverrà a Fahrenheit, su Radio 3, alle 16.)