Diario editoriale #37: non basta sopravvivere!
Scritto da: Ezio Quarantelli
Durante il tradizionale incontro organizzato dalla Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri – quest’anno ovviamente via Zoom – e dedicato alla situazione dell’editoria in Italia, e non solo, si respirava un’aria di grande ottimismo. Il mercato sembra avere recuperato in pieno i mesi del lockdown primaverile, i libri sono tornati a essere un consumo anticiclico, l’online cresce, ma le librerie recuperano, le catene sono in crisi, ma le librerie indipendenti (soprattutto le più piccole e periferiche) hanno registrato buoni risultati. Insomma, non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma siamo sulla buona strada.
Fare l’inventario di ciò che funziona, o sembra funzionare, è un esercizio utile per mantenere la voglia di progettare il futuro. Non bisogna, però, esagerare.
Ci sono due fenomeni che non possono essere sottovalutati perché rischiano di avere conseguenze importanti per tutta la filiera.
Innanzitutto la crescita dell’online è impressionante. Sono felice che rispetto a marzo o ad aprile si sia registrato un piccolo rimbalzo (cioè un recupero di vendite nelle librerie fisiche), ma questo non deve ingannarci o illuderci. Un online che si avvicina al 50% del mercato, e che si identifica soprattutto con Amazon, non può non provocare conseguenze importanti su tutto il sistema.
A ciò si aggiunga la crescita degli ebook, degli audiobook, dei podcast e dei libri autopubblicati, che pure raggiungono il pubblico saltando la libreria. Forse oggi rappresentano una quota di mercato non così significativa, ma domani? È evidente che si va verso una forte smaterializzazione dei supporti.
Personalmente credo che la maggior parte di questi processi sia inevitabile e inarrestabile, ma questo non significa che debbano essere ignorati.
Credo che si debba ad esempio accompagnare la crescita dell’online incoraggiando e aiutando le librerie fisiche a essere parte attiva in questa trasformazione. È istruttivo il caso di Bookshop.org, un’iniziativa nata negli Usa per supportare le librerie tradizionali nella vendita online. Ritengo poi (da tempo!) che la libreria debba divenire sempre più un luogo di organizzazione e animazione culturale e sempre meno un semplice spaccio di libri. E in quest’ottica è importante che presidi in modo capillare il territorio.
Insomma c’è molto da fare, e prima ancora da analizzare, da studiare, da inventare.
È giusto rallegrarsi perché, per il momento, abbiamo salvato la pelle, ma non basta se vogliamo mantenerci tutti (editori, distributori, reti di vendita e librai) in buona salute.