Diario editoriale #31: non leggete libri, fatevi delle domande!
Scritto da: Ezio Quarantelli
Oggi non vi parlerò di libri, o del mio mestiere, o dei miei entusiasmi. Vi parlerò di morti. E di un Paese, il nostro, senza verità e senza vergogna.
So bene che fra poco più di una settimana sarà Natale e che sarebbe più gradevole e commercialmente utile raccontare le novità in uscita e di come i libri siano un regalo perfetto (ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le tasche) e di come sia bello sceglierli od ordinarli dal libraio sotto casa… So tutto questo, ma credo che un’altra oggi sia la priorità: i morti.
Perché l’Italia, nonostante i lockdown, la chiusura delle scuole ecc. ecc., ha il più alto numero di morti per Covid in Europa (pur non avendo il più alto numero di contagiati)? Perché persino la Gran Bretagna sta facendo meglio, sia pure di poco? Perché i mille istituti, le mille commissioni, i mille soloni che ogni giorno sproloquiano, non ci hanno ancora offerto una seria e definitiva spiegazione di questo drammatico fenomeno?
Qualcuno dice che i morti sono tanti in Italia e meno altrove perché i conteggi che si fanno sono figli di criteri diversi. È così? Qualcuno si è preso la briga di verificarlo?
Qualcuno dice che i morti sono tanti perché la popolazione in Italia è molto più anziana che in altri Paesi? È così? C’è ed è dimostrabile una correlazione fra i due fatti?
Qualcuno dice che i morti sono tanti perché a causa delle carenze strutturali della nostra sanità molti cittadini non vengono curati tempestivamente e adeguatamente. È così? Ci sono dati che dimostrano questo?
Esiste in Italia qualche statistico preparato e indipendente che voglia (e possa) accedere ai dati per offrirci qualche solido e definitivo elemento di valutazione?
Esiste in Italia qualche giornalista disposto a ignorare (almeno per qualche giorno) la verifica di governo, la riforma del Mes, l’orario della messa di Natale, per occuparsi di questa ecatombe?
Oppure, anche questa volta – come per i colpi di stato, veri o presunti, le stragi, gli attentati e via continuando –, siamo condannati a non sapere, a non capire, a muoverci nella nebbia di ipotesi mai verificate fino in fondo?
Sempre più frequentemente, quando si affronta questo problema, si incontra qualcuno che pensa di cavarsela dicendo: è vero, i morti sono tanti, ma muoiono soprattutto quelli che hanno più di ottant’anni e hanno più di una patologia… E allora? Chi è vecchio conta di meno? Chi è malato vale di meno? I vecchi e i malati sono meno morti degli altri, o forse sono già un po’ morti e dunque pesano meno? Quando sento fare queste osservazioni penso che l’eugenetica – quella minacciosa, quella che è nata in un passato né lontano, né, temo, davvero trascorso – abbia ormai avvelenato le nostre coscienze.
Allora, cari lettori, oggi vi chiedo questo: se avete poco tempo, astenetevi pure dal leggere o dal comprare libri, ma interrogatevi, interrogatevi veramente, e fate circolare questo messaggio, rendetelo virale, pretendete una risposta a queste domande, anzi a una sola domanda: perché?