Diario editoriale #24: ottimisti a tutti i costi?
Scritto da: Ezio Quarantelli
L’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori si è da tempo assunto il compito (sempre più oneroso) di diffondere ottimismo, quanto meno fra gli addetti ai lavori.
Nella tradizionale conferenza stampa che accompagna i lavori della Fiera di Francoforte (quest’anno rigorosamente on line) si è salutata con un certo entusiasmo la ripresa del mercato editoriale dopo il lockdown e quella delle librerie fisiche in rapporto a quelle online.
I dati nudi e crudi sono però questi: nei primi nove mesi del 2020 il mercato ha perso il 7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le vendite nei canali fisici rappresentano il 57% del mercato, mentre nel 2019 rappresentavano il 73% (!).
Molta allegria ha poi suscitato un dato ulteriore: nel 2019 (l’ultimo anno per cui disponiamo di dati completi) il mercato è quasi tornato ai livelli del 2011 (l’ultimo anno pre-crisi). Beh, mi viene da dire, ci si accontenta facilmente!
Ormai mi sono convinto che lavorando di medie e di percentuali e scegliendo accuratamente il punto di osservazione si può affermare tutto e il suo contrario. È però anche vero che quando si scende sul terreno della realtà (e dunque degli affitti e degli stipendi da pagare, delle bollette che scadono, delle fatture da onorare) le cose assumono un altro aspetto, in genere abbastanza univoco.
Quel 7% in meno – che non è ovviamente distribuito in modo equo tra tutti gli operatori – significherà la morte di qualcuno e l’inizio dell’agonia di altri. L’importante spostamento delle vendite verso l’online (Amazon, soprattutto) significherà nuove chiusure o comunque politiche sempre meno attente alla varietà e ricchezza della proposta e sempre più misurate sulla redditività.
Che ne sarà dunque della bibliodiversità, la giusta parola d’ordine di tanti discorsi e di tante battaglie recenti? La salverà Amazon e un pugno di librerie indipendenti miracolosamente sopravvissute? E cosa faranno le catene, cresciute nel 2019 come quota di mercato, ma sempre più in difficoltà e spesso ispirate da logiche miopi, anche se schiettamente commerciali?
A chi studia il mercato editoriale personalmente chiedo analisi più articolate e più approfondite, capaci di dar conto della realtà in tutte le sue sfaccettature. Solo così si potrà pensare di offrire a chi ci governa (?) qualche suggerimento intelligente ed efficace.