Diario editoriale #15: i "militi ignoti" dell'editoria
Scritto da: Ezio Quarantelli
Nei giorni scorsi, a 59 anni, è morto Luigi Spagnol, figlio d’arte (suo padre era Mario Spagnol, autore in anni ormai lontani del rilancio di molti marchi storici) e uno dei protagonisti dell’editoria di casa nostra.
La gran parte delle persone che mi leggono probabilmente ignorano chi è stato e cosa ha fatto, ma è sufficiente una rapida ricerca su Google per trovare molte notizie sul suo conto. Fatela, ne vale la pena.
Da un certo punto di vista è sorprendente che in un’epoca di esasperata esposizione mediatica, molti personaggi di rango del mondo editoriale restino invisibili ai più. Quasi nessuno dei grandi editori è un volto noto e quasi nessuno dei mille, spesso eccezionali, professionisti dell’editoria (agenti, consulenti, traduttori, editor, grafici ecc.) è conosciuto dai lettori. La ribalta è tutta per l’autore.
Questo è giusto. Come sosteneva proprio Spagnol in una lezione alla Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri, dietro la nascita di un’opera (anche della meno riuscita) vi è un grande impegno, una grande energia, una difficile fiducia, mille volte persa e mille volte riconquistata, nel proprio lavoro. Senza contare il fatto che è l’autore a esporsi in prima persona, a rischiare il suo nome e la sua credibilità.
Credo però che anche chi opera dietro alle quinte meriterebbe attenzione, qualche volta critiche, qualche altra gratitudine.
Io ho avuto la fortuna di incrociare nella mia vita alcuni grandi editor e consulenti editoriali. Faccio due nomi fra i tanti, probabilmente sconosciuti a chi mi legge (troppo facile citare Cesare Pavese o Bobi Bazlen): Elena De Angeli e Malcolm Skey. Senza la prima, molti importanti scrittori italiani che ornano i cataloghi Einaudi e Adelphi si sarebbero sentiti “perduti”, senza il secondo i cataloghi di più di una casa editrice sarebbero più miseri.
L’editoria è una macchina povera, scalcagnata, poco considerata (soltanto chi vuole farne parte ne ha una certa considerazione), ma bisognosa di alte professionalità.
Poche filiere produttive richiedono la somma di tante diverse competenze, che maturano in anni e anni di studio e di lavoro e di esperienza, e non bastano mai, sono sempre da rinnovare o approfondire. È molto lontana dal vero l’idea che dietro a un libro ci sia un autore. Certo, senza un autore non ci sarebbe il libro. Ma il libro, quello che raggiunge il lettore, è il risultato di un’alchimia straordinariamente complessa.
E dunque, almeno per un giorno, ricordando Spagnol, onore al merito dei “militi ignoti” dell’industria culturale.