Diario editoriale #10: il ritorno dello scrittore assente
Scritto da: Ezio Quarantelli
C'è un autore rimosso dal canone della letteratura della seconda metà del Novecento.
Ha scritto più di trenta libri, in tre diverse lingue ed è stato tradotto da più di cinquanta editori in poco meno di venti paesi.
Non sono molti gli autori italiani che possono vantare un simile curriculum.
Ma soprattutto – ed è quello che più conta – è un gigante: è uno scrittore di straordinario talento, originale, imprevedibile, sensibilissimo, profondo.
E allora perché – si domanderà chi mi legge – non ha ancora ricevuto il posto che merita?
Per tante ragioni che proverò a sintetizzare, senza dirvi ancora il suo nome.
Ecco alcune delle sue colpe:
- – è vissuto per decenni lontano dall’Italia, prima in Francia e poi soprattutto in Messico, ignorando le tante consorterie politico-editorial-letterarie che fanno e disfano i destini delle patrie lettere;
- – ha scritto indifferentemente in italiano, francese e spagnolo, negli anni in cui Arbasino invitava intellettuali ed editori italiani a compiere, per sprovincializzarsi, la famosa “gita a Chiasso”;
- – non ha mai smesso di porsi grandi interrogativi metafisici, sia quando vigeva il conformismo neorealistico, sia quando la società letteraria si divideva tra sperimentalismi a ogni costo e l’impegno politico militante;
- – è stato capace di affrontare (prendendoli di petto) temi scomodi (l’omosessualità negli anni '50), trovando il modo di inquietare e scontentare tutti.
Eh, sì, ha fatto in modo di dispiacere a tutti, salvo i lettori, perché ne ha avuti tanti, in tutto il mondo, e tutti affezionatissimi.
Quando io l’ho incontrato, cioè ho incontrato i suoi libri, è stato un colpo di fulmine, sia da lettore, sia, e più ancora, da editore. Perché nel suo profilo intellettuale, nel suo modo di essere, nelle sua parabola esistenziale e creativa ho trovato una rispondenza profonda con quello che Lindau è stata ed è. Ho trovato in lui la nostra stessa curiosità, il nostro mai soddisfatto desiderio di spostare ogni giorno i confini della ricerca e della riflessione, il nostro difficile e spesso frainteso anticonformismo.
Insomma, ho trovato in lui un nostro fratello maggiore.
Ora, per lo scrittore assente (definizione di Pier Vittorio Tondelli), nei giorni in cui si festeggiano i 100 anni dalla sua nascita, è venuto il momento di riapparire in forza negli scaffali delle librerie, e di incontrare e appassionare nuove generazioni di lettori, in attesa del momento – inevitabile – in cui riceverà il posto che gli spetta nelle storie letterarie.
Bentornato, Carlo Coccioli!
Dal 21 maggio in libreria:
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Il cielo e la terra | L'erede di Montezuma |