
Diario Editoriale #85: Cos'è la pace?
Per ragioni troppo ovvie per dover essere ricordate, in questo periodo si parla molto di pace. Ma che cos’è la pace di cui si parla? Io credo che dietro questa parola “passepartout” si nasconda una grande equivoco. In realtà non si chiede la pace, ma la sospensione delle ostilità e una qualche forma di accordo politico. È una richiesta legittima, e sicuramente utile, ma la pace è un’altra cosa. Non la decidono i politici e non è il risultato di una conferenza, di un accordo o di un trattato. La pace è un processo lungo, difficile e sempre incerto, che richiede decenni e qualche volta secoli.
Due domande, fra le molte che potrei formulare: quando si rimargineranno le ferite del popolo ebraico perseguitato da millenni? Quando si rimargineranno quelle causate dall’oppressione coloniale, dalla schiavitù, dalla segregazione razziale? Servirà, in entrambi i casi, l’impegno, la determinazione e il lavoro di molte generazioni, e la pace, quella vera, arriverà soltanto quando la guarigione si sarà compiuta.
La pace passa attraverso i cuori, le parole, i pensieri, le forme della cultura, le esperienze vissute. Non può essere il risultato di una decisione presa a tavolino.
Mette radici lentamente e la sua fioritura è sempre esposta alle bufere della storia, che spesso rianimano antichi odi mai davvero elaborati, remote rivalità, sopite ambizioni.
Chi davvero vuole operare per la pace deve rimboccarsi le maniche e agire, da subito, sul proprio cuore, sulla propria famiglia, sul proprio ambiente di lavoro, sui diversi ambiti in cui opera, sul proprio paese.
Non ci sono scorciatoie, anche se è possibile e giusto cercare soluzioni temporanee, comunque “palliative”.
Chi vuole capire che cosa è davvero il lavoro che serve alla pace, vada per esempio su questo sito:
https://www.oasidipace.org/. Da questa esperienza – dalla sua durezza, dalla fatica che costa, dalla sfida che rappresenta – c’è molto da imparare.
Non smettiamo di chiedere la fine di ogni guerra, ma iniziamo quel lavoro di lungo periodo e di cui non vedremo la fine che è il solo davvero efficace.
Ezio Quarantelli
Direttore editoriale