Carteggi di ieri, oggi e domani tra cartaceo e digitale
Scritto da: Redazione
Il testo qui pubblicato è un estratto dal libro
Volevo morire a vent'anni di
Camilla Salvago Raggi, vincitore del Premio Speciale della Giuria -
Premio Letterario per la Donna Scrittrice 2017.
La premiazione avverrà sabato 22 luglio.
In questo passo, l'autrice riflette sull'eredità dei carteggi, a lei cari, e si interroga sul futuro degli epistolari moderni.
Tweet, podcast, blogger, social, YouTube, followers...
Odio queste parole, che oltretutto nel giro di un anno, ma cosa dico, di un paio di mesi saranno sostituite da altre, tanto veloce è il passo dell’informatica e suoi derivati. Parole che rappresentano per me un mondo che ignoro e che rifiuto. Sbaglio, lo so. Parlo da reazionaria, so benissimo che il mondo non sarebbe lo stesso senza la rete e i suoi annessi. Però, Facebook... non riesco a non pensarlo come un osceno modo di confidarsi col prossimo che poi, più che a un bisogno di confidarsi, si riduce a uno spettegolare elevato all’ennesima potenza, una sorta di Grande Fratello che spia, commenta, irride o plaude, e comunque incita al protagonismo e allora? Ma chi se ne importa?
Capisco con questo di farmi dei nemici, ormai il novanta per cento delle persone che conosco (ovviamente più giovani) sono delle blogger, twittano, chattano, fanno la conta dei loro followers. Anche il Papa twitta. È una visione del mondo che si allarga sempre di più, ma penso che uno finisca per perdercisi più che non ritrovarcisi. Non credo alle amicizie nate sul web, quanto ai followers, l’ultima cosa che vorrei è averne anche solo uno.
Ho appena letto il libro di uno svedese, tale Stefánsson, finora per me un illustre sconosciuto: e mi hanno colpito le sue pagine sullo scrivere lettere – esercizio in cui nessuno si impegna più. Sì, le e-mail – che comunque inducono alla concisione, sono poco più dei messaggini mandati per lavoro, raramente per raccontare – compito appunto di una lettera. Possibilmente scritta a mano, con la biro o la stilografica. Mai direttamente a macchina o sul PC.
Per quel che mi riguarda scriverle mi costava, difficilmente mi riuscivano alla prima, come del resto tutto quello che scrivo: straccio e ricomincio daccapo. Ma riceverle era bello, aprivi la busta, ti immergevi nel foglio, la scrittura apparteneva a chi le aveva scritte, era parte di lui/lei, e comunicava un senso di vicinanza, in più aveva il vantaggio – in quanto oggetto cartaceo – di poter essere letto e riletto, in certi casi imparato a memoria, cosa che con l’impersonalità – e direi la burocraticità – di una e-mail, non sussiste.
Le lettere di Marcello! Quelle che quando lui era a Milano e io a Campale ci scambiavamo da danzati! (Ma per questa parola ci vorrebbero le virgolette, tanto suona antiquata. Diciamo, prima di sposarci.) I nostri incontri rinviati, quelli anticipati, gli stati d’animo, i ripensamenti, i timori – tutto lì, nero su bianco.
E così quelle del passato, fonte di tutti i miei libri.
Le lettere del pro-prozio Giobatta alla sua futura sposa Felicina, quelle di Teresa Raggi alle figlie Paola e Felicina, quelle del bisnonno Paris al figlio, quelle della nonna Camilla al marito... Quante cose di quel mondo avrei ignorato senza quelle lettere.
E qui parlo dei carteggi che ho trovato in casa, ma sono infiniti – per fortuna – i carteggi di tante famiglie, e famiglie importanti, non come la mia, lettere di scrittori, di poeti, di artisti che si rivelano in quei fogli, che ce li mostrano nella loro intimità – spesso la traccia delle loro opere in fieri sono un’opera in sé, come quelle della Woolf tanto per citare un’autrice che mi è cara, e poi della Mansfield, e andando indietro nel tempo di Foscolo, di Leopardi, del D’Azeglio – e nel Sei-Settecento di Madame de Staël, di Madame de Sévigné alla figlia, di Dorothy Osborne al fratello, e più indietro ancora di Abelardo e Eloisa, per non perdersi poi a parlare dei latini dell’Antichità…
Per dire quanta ricchezza in questi epistolari, quanta storia, quanta vita!
E domani? Delle e-mail che ci siamo scambiati online, cosa resterà?
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Camilla Salvago Raggi
Premio Speciale della Giuria |