
A.A.A. Classici cercansi
Scritto da: Ezio Quarantelli
Un paio di giorni prima di Natale, reduce da una delle ultime corse alla ricerca dei regali ancora mancanti, un amico che non è uno sciocco mi dice:
«Le uniche librerie in cui vale la pena andare sono quelle che vendono libri usati».
Questa affermazione mi sorprende: conosco buone librerie e librai ancora competenti, e appassionati. E, sono certo, li conosce anche lui.
Allora lo interrogo e cerco di capire.
«È semplice – mi dice – la gran parte dei libri che mi interessano non si trovano, spesso non sono disponibili, qualche volta proprio fuori commercio.»
«Forse cerchi libri troppo raffinati, destinati a pochi lettori», gli obietto.
«Macché, ti parlo di classici, e spesso classici del ‘900» e mi snocciola autori e titoli probabilmente noti anche a un liceale con qualche interesse per la letteratura.
Il pomeriggio di Natale controllo, cercando su quelle grandi librerie virtuali che dovrebbero avere tutto (o quasi).
Mi accorgo che l’amico ha ragione.
Io credo che su questo – anche su questo – dovremmo interrogarci. Quale senso ha incrementare ogni anno il numero delle novità, lasciando cadere nell’oblio autori e titoli di grande e ormai accertato valore? E chi si arrabbia e protesta perché questo accade?